flavio
2003-09-11 13:33:40 UTC
Altro che caos Serie B questo è un uragano:
Ferlaino apre l'armadio e ne svela i suoi scheletri. L'ex presidente del
Napoli, al timone del club per oltre trent'anni, in un'intervista choc
rilasciata al quotidiano Il Mattino, toglie al velo su alcune verità
scottanti. Maradona, arbitri, doping. Un'intervista destinata a far
discutere. Diego mi accusa di averlo incatenato a Napoli ed é vero, ma l'ho
fatto per il suo bene e per il bene del Napoli, vincemmo due scudetti e una
coppa Uefa - attacca l'ex patron azzurro -. E poi l'ho anche aiutato: dalla
domenica sera al mercoledì Diego, come qualcun altro del Napoli, soprattutto
calciatori giovani, era libero di fare quel che voleva, ma il giovedì doveva
essere pulito, non so se mi spiego. Del resto, basta non assumere cocaina
per un certo periodo di tempo perchè questa non risulti al controllo
antidoping. Moggi e il medico sociale chiedevano ai giocatori se erano a
posto, allora non sapevo cosa accadeva, però qualche anno dopo sono venuto a
conoscenza che si adottava un trucco: se qualcuno era a rischio gli si dava
una pompetta contenente l'urina di un altro, l'interessato se la nascondeva
nel pantalone della tuta e quando entrava nella stanza dell'antidoping,
invece di fare il suo bisognino versava nel contenitore delle analisi
l'urina 'pulita' del compagno. Nonostante questo, Diego quel giorno del 1991
fu trovato positivo, Moggi gli aveva chiesto se era in condizione e lui
rispose: sì lo sono, va tutto bene. Il fatto é che i cocainomani mentiscono
a se stessi. Risultò positivo e quando l'allora presidente Nizzola mi chiamò
in via confidenziale per darmi la notizia fu troppo tardi. Insistetti, gli
dissi: presidente dimmi cosa posso fare, ma lui rispose: ormai non puoi fare
più nulla. Rivelazioni shock, quelle di Ferlaino, che non si limitano al
caso Maradona. Il sorteggio antidoping attuale, ad esempio, può essere anche
pilotato. Il trucco della pompetta ora é irrealizzabile. Adesso c'é una
lista con dei numeri, ognuno corrisponde a un calciatore, il medico preposto
li estrae a sorte. Ma non é difficile trovare medici amici. Per cui basta
toccare con le mani inumidite dalla saliva i numeri dei giocatori
sicuramente puliti, così i numeri diventano più luccicanti e quando si
estrae si sa come scegliere. Capitolo arbitri. Nella conquista del secondo
scudetto fu importante la partita Verona-Milan. Allacciai buoni rapporti con
il designatore Gussoni. Il Milan aveva un arbitro molto amico: Lanese, detto
'milanese'. A noi, invece, era molto vicino Rosario Lo Bello e lo era perchè
meridionalista convinto. In quella domenica 22 aprile il Milan giocava a
Verona e Gussoni designò Lo Bello per quella partita; successe di tutto,
espulsioni, milanisti arrabbiati che scaraventarono le magliette a terra:
persero 2-1. Noi vincemmo serenamente a Bologna per 4-2 e mettemmo in tasca
tre quarti di scudetto". Si ricorda anche l'episodio della biglia che colpì
Alemao. "Fu colpito, forse ingigantimmo l'episodio, ma la partita era
comunque già vinta a tavolino. Facemmo un po' di scena. L'idea fu di
Carmando. Alemao all'iniziò non capì, lo portammo di corsa in ospedale, gli
feci visita e quando uscii dichiarai addolorato ai giornalisti: "Non mi ha
riconosciuto". Subito dopo scoppiai a ridere da solo, perchè Alemao era
bello e vigile nel suo lettino. Ma non é finita qui: il giocatore dopo un
po' ha abbracciato un'altra religione, mi sembra quella evangelista, secondo
la quale la bugia é il peccato più grande. E Alemao oggi vive con quel
tormento dentro".
E' incredibile a questo punto posso immaginare che anche noi siamo incappati
in qualche arbitro non amico (vedi rigore di Ronaldo in Juve Inter)
Ferlaino apre l'armadio e ne svela i suoi scheletri. L'ex presidente del
Napoli, al timone del club per oltre trent'anni, in un'intervista choc
rilasciata al quotidiano Il Mattino, toglie al velo su alcune verità
scottanti. Maradona, arbitri, doping. Un'intervista destinata a far
discutere. Diego mi accusa di averlo incatenato a Napoli ed é vero, ma l'ho
fatto per il suo bene e per il bene del Napoli, vincemmo due scudetti e una
coppa Uefa - attacca l'ex patron azzurro -. E poi l'ho anche aiutato: dalla
domenica sera al mercoledì Diego, come qualcun altro del Napoli, soprattutto
calciatori giovani, era libero di fare quel che voleva, ma il giovedì doveva
essere pulito, non so se mi spiego. Del resto, basta non assumere cocaina
per un certo periodo di tempo perchè questa non risulti al controllo
antidoping. Moggi e il medico sociale chiedevano ai giocatori se erano a
posto, allora non sapevo cosa accadeva, però qualche anno dopo sono venuto a
conoscenza che si adottava un trucco: se qualcuno era a rischio gli si dava
una pompetta contenente l'urina di un altro, l'interessato se la nascondeva
nel pantalone della tuta e quando entrava nella stanza dell'antidoping,
invece di fare il suo bisognino versava nel contenitore delle analisi
l'urina 'pulita' del compagno. Nonostante questo, Diego quel giorno del 1991
fu trovato positivo, Moggi gli aveva chiesto se era in condizione e lui
rispose: sì lo sono, va tutto bene. Il fatto é che i cocainomani mentiscono
a se stessi. Risultò positivo e quando l'allora presidente Nizzola mi chiamò
in via confidenziale per darmi la notizia fu troppo tardi. Insistetti, gli
dissi: presidente dimmi cosa posso fare, ma lui rispose: ormai non puoi fare
più nulla. Rivelazioni shock, quelle di Ferlaino, che non si limitano al
caso Maradona. Il sorteggio antidoping attuale, ad esempio, può essere anche
pilotato. Il trucco della pompetta ora é irrealizzabile. Adesso c'é una
lista con dei numeri, ognuno corrisponde a un calciatore, il medico preposto
li estrae a sorte. Ma non é difficile trovare medici amici. Per cui basta
toccare con le mani inumidite dalla saliva i numeri dei giocatori
sicuramente puliti, così i numeri diventano più luccicanti e quando si
estrae si sa come scegliere. Capitolo arbitri. Nella conquista del secondo
scudetto fu importante la partita Verona-Milan. Allacciai buoni rapporti con
il designatore Gussoni. Il Milan aveva un arbitro molto amico: Lanese, detto
'milanese'. A noi, invece, era molto vicino Rosario Lo Bello e lo era perchè
meridionalista convinto. In quella domenica 22 aprile il Milan giocava a
Verona e Gussoni designò Lo Bello per quella partita; successe di tutto,
espulsioni, milanisti arrabbiati che scaraventarono le magliette a terra:
persero 2-1. Noi vincemmo serenamente a Bologna per 4-2 e mettemmo in tasca
tre quarti di scudetto". Si ricorda anche l'episodio della biglia che colpì
Alemao. "Fu colpito, forse ingigantimmo l'episodio, ma la partita era
comunque già vinta a tavolino. Facemmo un po' di scena. L'idea fu di
Carmando. Alemao all'iniziò non capì, lo portammo di corsa in ospedale, gli
feci visita e quando uscii dichiarai addolorato ai giornalisti: "Non mi ha
riconosciuto". Subito dopo scoppiai a ridere da solo, perchè Alemao era
bello e vigile nel suo lettino. Ma non é finita qui: il giocatore dopo un
po' ha abbracciato un'altra religione, mi sembra quella evangelista, secondo
la quale la bugia é il peccato più grande. E Alemao oggi vive con quel
tormento dentro".
E' incredibile a questo punto posso immaginare che anche noi siamo incappati
in qualche arbitro non amico (vedi rigore di Ronaldo in Juve Inter)